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VEDIAMO QUELLO CHE CONOSCIAMO

VEDIAMO QUELLO CHE CONOSCIAMO
FOTOGRAFIAMO QUELLO CHE CONOSCIAMO

Un proverbio africano dice che lo straniero vede solo ciò che già conosce. Affermazione quanto mai vera nel caso di molti turisti-fotografi. Quante volte, nelle proiezioni di amici reduci da un viaggio in un paese “esotico”, abbiamo visto immagini di gente stracciata, vestita all'occidentale o seduta davanti alla televisione intenta a guardare onnipresenti telenovelas? Le fotografie che vediamo (e scattiamo) assomigliano molto di più a quelle viste sui cataloghi che abbiamo sfogliato prima di partire. Per dirla con Crawshaw e Urry, il turismo induce memoria e in un certo modo si appropria della memoria di altri. Così molte delle immagini che consumiamo visivamente sono in realtà il ricordo fissato nella memoria di altri che successivamente viene consumato da noi.
Marco Aime


Metropolitana e skyline a Meskel Square
Addis Ababa - Ethiopia 2019

Voie de degagement Nord a Nord Foire
Dakar - Senegal 2013

Ricevimento di Matrimonio
Addis Ababa - Etiopia 2014

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COSA STO FOTOGRAFANDO?

COSA STO FOTOGRAFANDO?
PERCHÉ STO FOTOGRAFANDO?
PER CHI STO FOTOGRAFANDO?

Se queste tre domande avessero sempre una risposta, ci sarebbero molte meno immagini ma qualche buona fotografia in più.
CitAZIONE Gabriele Chiesa


L’avvento di internet e del digitale ci ha reso “tutti fotografi” ha permesso a tanti che prima di questa rivoluzione non sarebbero stati presi in considerazione, di sentirsi fotografi, autori di un numero inimmaginabile di immagini fruibili ovunque, una produzione inconsapevole e senza senso. Si fotografa senza più studiare, c’è la proliferazione di una fotografia istintiva che è una sorta di analfabetismo diffuso. Impossibile scrivere bene se non conosci la grammatica! Nonostante tutto questo "tutti" convinti di essere creativi e fare foto speciali: nel web, nei social, nei contest, c’è sempre qualcuno che prende gli scatti delle sue vacanze troppo sul serio. Solo in una parte molto ridotta della fotografia che si vede oggi su social web & media sharing si legge un progetto fotografico, un qualcosa che vale la pena di essere raccontato. Il più delle volte sembra di leggere soltanto una sorta di egocentrismo del fotografo: ho fatto una bella foto, quindi sono un bravo fotografo. Ed ancora: l'immaginario del "fotografo" è ormai saturo di inquadrature e soggetti che diventano modelli ideali per le sue fotografie. L’occhio si abitua al cliché: quel soggetto, quella composizione, quei colori. Si viaggia alla ricerca della "location", del luogo famoso, alla ricerca del punto di ripresa più gettonato sul web, sulla guida, sulla rivista. Così, inconsapevolmente, produciamo immagini ripetitive, simili tra loro, immagini noiose.La verità è che parole come creatività, individualità, talento e originalità non si applicano facilmente in un mondo dove chiunque scatta fotografie. La fotografia ha un senso quando trova soggetti davvero originali, quando è la narrazione della "propria, individuale percezione del mondo". La vera arte della fotocamera sta nello svelare qualcosa di nuovo, di personale, di rivelatorio.

PIXEL PEEPER

PIXEL PEEPER

Una fotografia vi ha impressionato e morite dalla voglia di vedere quali siano i parametri di represa e quelli di post produzione? Nessun problema ora queste domande hanno una risposta: grazie a Pixel Peeper. E' una semplice applicazione web che mostra quali sono le impostazioni della fotocamera e le impostazioni di esposizione utilizzate dal fotografo per scattare la foto specificata.Per i file modificati in Adobe Lightroom, sarete in grado di vedere quali modifiche sono state apportate per ottenere un determinato aspetto, a meno che l'autore non abbia deciso di non includere tali informazioni.Basterà semplicemente caricare un JPG sul sito web e avemo accesso a tutti i questi dati:
Macchina fotografica usata per scattare
Lente utilizzata
Ora dello scatto
Impostazioni di scatto (iso, diaframma, tempi, flash)
Lista delle modifiche apportate sull’immagine in post-produzione
Copyright
Tutto ciò vale per i file JPG: questi non contengono solamente i dati dell’immagine ma anche tutti questi dati EXIF. Una funzione meno conosciuta di Pixel Peeper è quella che permette di scaricare i parametri di postproduzione delle foto e usarli come preset di Lightroom. Per fare ciò si dovrà sottoscrivere un accaunt premium.

WORKSHOP A CHEFCHAOUEN

WORKSHOP A CHEFCHAOUEN
1° EDIZIONE DAL 30 ott AL 4 nov 2017

Chefchaouen è conosciuta come la città blu, tutte le case della sua medina, muri, porte, finestre strade sono colorate di questa tonalità. Situata nella valle del Rif, la regione montuosa del Marocco settentrionale, sconosciuta in europa sino agli anni cinquanta, è tuttora un gioiello nascosto al turismo di massa. Piccole piazze, viottoli lastricati, luoghi di culto e case dipinte di blu con portoni in legno intagliato e cornici di maioliche. Chefchaouen è un piccolo gioiello architettonico dichiarato Patrimonio UNESCO dal 2010. Dal 30 Ottobre al 4 Novembre a Chefchaouen si è tenuto un mio workshop di fotografia, di reportage geografico. Ora è difficile dire se chi partecipa ad un workshop o ad un viaggio fotografico impara a fotografare, difficile precisare cosa e quanto. Di sicuro i tempi scelti per questa esperienza, la presenza di altri fotografi e quella di un Master sono gli strumenti necessari per interpretare il mondo in un modo diverso, per capire il soggetto, vedere la luce, imparare a muoversi nella scena, guidati dal fotografo docente e supportati dal gruppo, ma sempre in modo personale e seguendo le proprie emozioni. Perdersi a guardare è fondamentale, scriveva Mimmo Jodice, il lavoro di gruppo porta i singoli partecipanti a confrontasi con le scelte degli altri compagni dando forma ad un viaggio che contiene tanti viaggi, quelli dei singoli partecipanti, ognuno orientato dalla propria sensibilità e dalle proprie scelte verso la ricerca dello spirito del luogo. Ricerca, preparazione, attenzione per arrivare ad un lavoro caratterizzato da coerenza, contenuti, valore estetico ed originalità: qualità che permettono di raccontare persone, luoghi ed eventi, diventando reportage. In qualsiasi caso questo workshop ha confermato che Chefchaouen è quale meta ideale per shooting molto interessanti, e qui potete ammirare il reportage realizzato a più mani dai partecipanti al workshop: Rosalinda Fedrighini, Luisa Ricci, Marco Murruzzu, Roberto Pileri, Michele Partipilo, Pierfranco Ramone. Dopo questo scontato successo, considerata la bellezza di Chefchaouen e la facilità di girare per la sua medina, ho deciso di riproporre per Marzo 2018 una nuova edizione del workshop. Vi aspetto!

VEDI QUI LA NUOVA EDIZIONE DI MARZO 2018

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LA FABBRICA DEGLI STEREOTIPI

LA FABBRICA DEGLI STEREOTIPI

L’avvento di internet e del digitale ci ha reso “tutti fotografi” ha permesso a tanti che prima di questa rivoluzione non sarebbero stati presi in considerazione, di sentirsi fotografi, autori di un numero inimmaginabile di immagini fruibili ovunque, una produzione inconsapevole e senza senso.
Si fotografa senza più studiare, c’è la proliferazione di una fotografia istintiva che è una sorta di analfabetismo diffuso. Impossibile scrivere bene se non conosci la grammatica!
Tutti convinti di essere creativi e fare foto speciali: nel web, nei social, nei contest, c’è sempre qualcuno che prende gli scatti delle sue vacanze troppo sul serio. Solo in una parte molto ridotta della fotografia che si vede oggi sul web si legge un progetto fotografico, un qualcosa che vale la pena di essere raccontato. Il più delle volte sembra di leggere soltanto una sorta di egocentrismo del fotografo: ho fatto una bella foto, quindi sono un bravo fotografo.
Ciò che manca oggi non è la tecnica, anzi di tecnica c’è né anche troppa, manca quanto fa della fotografia un sentimento, un valore, una necessità: il fatto di continuare a scattare senza farsi alcuna domanda non ha più niente a che vedere con la nascita e l’evoluzione della fotografia, quella fatta di luce, tempo, documento, racconto e volontà.
La quantità di immagini esistenti al giorno d’oggi è incalcolabile e la sua crescita, a causa della facilità con cui oggi ognuno di noi può scattare fotografie, è esponenziale: ma quante di queste immagini sono rilevanti? Poche!Una successione di scatti tutti, o quasi, concepiti e realizzati attraverso gli stessi identici stilemi, ormai diventati degli stereotipi talmente invasivi da risultare immediatamente riconoscibili e soffocanti. Colori gravidi e densissimi, forti contrasti, inquadrature fotocopia: parrebbe che la fotografia, soprattutto quella concepita per partecipare ai contest internazionali, non sia il prodotto di un pensiero, di uno sguardo, di un racconto, del desiderio di un autore di mettere a fuoco una storia e le vicende di esseri umani, ma semplicemente un’attività basata sulla elaborazione di immagini fondate su un concetto creativo performativo ed effettistico, dunque totalmente superficiale.
Il nostro immaginario è ormai saturo di inquadrature e soggetti che per questo diventano modelli per le nostre fotografie: è l’occhio che si abitua a certi tipi di composizione, e così, inconsapevolmente, produciamo immagini ripetitive, simili tra loro, immagini noiose.La verità è che parole come creatività, individualità, talento e originalità non si applicano facilmente in un mondo dove chiunque scatta fotografie. La fotografia ha un senso quando trova soggetti davvero originali, quando è la narrazione del mondo, la vera arte della fotocamera sta nello svelare qualcosa di nuovo, di personale, di rivelatorio.
Narrare rappresenta l’unico modo che l’essere umano possiede per far conoscere un accaduto e la via attraverso cui dare forma alla propria identità.
La narrazione non è mai il riportare fedele della realtà, in quanto la percezione di quest’ultima è soggetta all’interpretazione dell’osservatore. Ciò che è nella mia realtà è una selezione interpretativa della realtà. Non esiste una realtà universale ed un unico modo di percepirla; la realtà è relativa alla percezione che ognuno ha di essa e il suo significato è strettamente personale, sociale e culturale. Narrare rappresenta, quindi, un’operazione di consapevolezza in quanto equivale a costruire una propria visione di se stessi e del mondo: sono io come narratore che, nel momento in cui racconto qualcosa, opero una selezione, un’organizzazione del materiale disponibile.
La maggior parte dei fotoamatori pensa che la propria missione consista nel fotografare dei soggetti, ma quelli stanno lì, basta passare e fare clic. La fotografia è ben altro, è scoprire il lato oscuro del mondo, dare rappresentabilità alle emozioni, espandere l’immaginario e il sogno, e per far questo non occorre poi tanta tecnica, occorre soprattutto lavorare su se stessi, esercitarsi a pensare. Scegliere soggetto e momento, determinare consapevolmente l’emozione che l’immagine può trasmettere, dare significato alle cose. Questo è uno dei possibili approcci creativi alla fotografia, dell’uso di uno apparecchio fotografico che vada oltre alla piana documentazione. In questo modo la fotografia va ben oltre all’esercizio puramente tecnico, si propone come mezzo per penetrare al fondo delle cose, per enucleare quanto sfugge alla visione, per creare magiche sintesi del mondo. Per giungere a questa narrazione, processo attivo di produzione di senso, dobbiamo muoverci da quelle singole immagini che di per sé hanno memoria di suoni, voci, odori per avvicinarsi all’insieme delle fotografie, alla loro disposizione che genera racconti, nessi logici ed emotivi, ad un editing corretto sia nella scelta che nella sequenza che crea il movimento drammatico e narrativo.La morale è: se proprio volete scattare delle grandiose foto, non andate in crociera. Andate piuttosto in zone di guerra, o nell’appartamento dei vostri genitori.

Le fotografie:
Learning From the Nomads
Ladakh – India
© Ronald Patrick
Queste immagini si impongono subito per il loro essere “diverse” in quanto molto lontane da ciò che lo stereotipo turistico del Ladakh di norma propone. Niente colore, zero monasteri e monachelli, nessuna concessione al facile fascino dell’esotico. Il lavoro è un progetto personale sulla migrazione dei popoli, e si propone di rappresentare la migrazione in modo positivo, in quanto di norma, il termine "migrazione" è associato a sofferenza e tristezza, dimenticando che per migliaia e migliaia di anni è stata condizione normale per tutta l’umanità

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Saal Digital

SAAL DIGITAL
stampa digitale on-line

Saal Digital è una società tedesca che propone servizio di stampa on line, web www.saal-digital.it, con un'ampia serie di prodotti fotografici quali fotolibri, stampe fotografiche, fine art e stampe su supporti rigidi. Il sito ed il il software per la realizzazione e l'ordine delle stampe sono in italiano è di facile utilizzo, tempi di stampa e consegna decisamente rapidi. Uno dei problemi delle stampa on-line è la verifica della corrispondenza tra la visione a monitor e la resa in stampa dell'immagine, in modo molto professionale la Saal Digital fornisce a tale proposito profili ICC per ogni superfice di stampa per la prova colore in Photoshop o Lightroom, Ho testato il loro servizio di stampa ordinando una Gallery Print 50 x 75 cm: stampa diretta su panello in metacrilato di 2 mm accoppiato ad un pannello in Alluminio-Dibond di 3 mm, lavorazione alternativa e molto più economica che il più tradizionale “sandwich" tra la vera stampa su carta fotografica fotografica tra due lastre di metacrilato e di Dibond. Il risultato è pregevole e difficile da distinguere da una stampa su carta fotografica, con buona resa cromatica e elevata definizione. L'unica nota negativa è relativa al telaio distanziatore in alluminio applicato al retro del pannello che risulta essere di dimensioni decisamente troppo piccole e potrebbe dare qualche problema per appenderlo a muro. L'imballaggio del pannello è più che accurato e la superfice di metacrilato lucido è opportunamente protetta da una
pellicola da rimuovere prima di appenderlo a muro. In conclusione considerato il rapporto qualità prezzo non posso che consigliare Saal Digital

per informazioni www.saal-digital.it

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DIGITAL TOUCH

DIGITAL TOUCH
stampa digitale on-line

PROVE DI STAMPA PER MOSTRA A MILANO - Rindi Art Mostre d'Arte - DIGITAL TOUCH Verona
Stampe su pannelli Dbond 50x75. Buona la qualità di stampa, resa neutra del B&W per un rapporto qualità / prezzo ineccepibile. Un servizio di stampa digitale on-line, personalizzato e con pochi prodotti essenziali ma qualitativamente curati. Possibile contattarli per info e preventivi su formati o materiali non presenti nel loro e-shop.

Per informazioni www.d-touch.it

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TUTTI I TRUCCHI PER FOTO DA VERO PROFESSIONISTA

TUTTI I TRUCCHI PER FOTO DA VERO PROFESSIONISTA

Questo workshop è il distillato della nostra esperienza fotografica. Racchiusi in questo workshop troverai tutti i segreti, i trucchi e le indicazioni che molti non conoscono e che potrebbero dare quel tocco in più alle vostre immagini………

Ecco mi capita a volte di leggere cose come questa sopra: deprimente! Eppure se ci sono manuali, proposte per workshop & corsi, tutorial e quant’altro in cui si citano regole, trucchi e segreti per fotografare meglio vuol ben dire che c'è chi fa fede a questo tipo di "proposta". Facciamo un poco d’ordine, con l’aiuto di un vocabolario!

• con il termine regola si intende una norma prestabilita, per lo più codificata e coordinata con altre in un sistema organico.
• Segreto è ciò che viene tenuto da parte rispetto al pubblico, separato e nascosto agli occhi altrui, senza essere rivelato, senza essere condiviso.
• Si intende per trucco un espediente, artificio, inganno che altera l'aspetto delle cose e fa vedere quello che non c'è.

Ora per quanto attiene la fotografia possiamo dire senza dubbio alcuno che non esistono ne regole ne trucchi & segreti, ma due fondamentali aspetti che sono

IL PRESUPPOSTO TECNICO
DA AFFRONTARE PER LIBERARSENE IMMEDIATAMENTE

Devi conoscere perfettamente il mezzo che hai in mano (macchina fotografica & Co). Dovi conoscere perfettamente cosa stai utilizzando e soprattutto i tuoi limiti e quelli della tua attrezzatura. Ma non solo, devi avere chiara conoscenza della tecnica fotografica di base necessaria a realizzare le “tue immagini” Mi spiego meglio citando Mario Giacomelli: è uno dei fotografi italiani più conosciuti nel mondo, primo degli autori italiani ad essere presentato in mostra al Museum of Modern Art di New York nel 1964
Qui le immagini di Mario Giacomelli
“Io non so cosa hanno gli altri. Io ho una macchina che ho fatto fabbricare, una cosa tutta legata con lo scotch, che perde i pezzi. Io non sono un amante di queste cose. Ho questa da quando ho iniziato, sempre la stessa. Ho smontato un'altra macchina di un amico mio, togliendo tutte le cose inutili. Per me l'importante è che ci sia la distanza e -- cosa c'è d'altro? “

Una “buona” foto con una forte espressività, anche se ha infiniti difetti tecnici e compositivi, può funzionare. Detto questo però non illuderti pensando che:
• tanto la ritocco dopo
• tanto la inquadro meglio in fase di ritocco
• tanto questo lo aggiungo/tolgo dopo

Pensare che tutto si aggiusta dopo, in post produzione, funziona raramente: una foto sbagliata in ripresa, rimane una foto sbaglia e ritoccata. Incidilo sulla tua fotocamera. Avere una buona familiarità con la tua attrezzatura e conoscere i comandi “utili per la tua fotografia” e la loro disposizione, permette di velocizzare la fase di impostazione della fotocamera e ti consente di essere pronto a scattare in minor tempo.

LA CONOSCENZA DEL LINGUAGGIO FOTOGRAFICO
I CONCETTI FONDAMENTALI DELLA COMUNICAZIONE ED IN PARTICOLARE DELLA COMUNICAZIONE VISIVA.

Come in ogni forma di scrittura quello che più conta è il contenuto ed il modo con cui esso viene esposto. Conoscere il linguaggio fotografico non significa soltanto essere al corrente di informazioni tecniche pratiche. Più importante è conoscere gli elementi caratterizzanti un’immagine. Devi essere in grado di fare “ordine nel caos del mondo”: in una frazione di secondo operare scelte consapevoli e soggettive, pensare agli elementi dell’immagine e mettere in atto delle scelte consapevoli. Per questo prima di tutto impara a leggere le immagini degli altri, per poter applicare poi tali scelte operative alle tue immagini. Un suggerimento utile: se conosci i meccanismi fondamentali della scrittura, della comunicazione verbale, potrai meglio approfondire la conoscenza del linguaggio fotografico. Un libro non facile, ma utile, per imparare come funzionano le immagine 'Arte e percezione visiva' di Rudolf Arnheim (GG.Feltrinelli Editore).

L’avvento della fotografia digitale ha indubbiamente portato con se nuove incredibili possibilità, purtroppo questo si è tradotto per lo più con un approccio facile, non verso una ricerca di standard alti, ma verso la produzione di massa di immagini banali e istintive. La risultante è che con il digitale “siamo tutti fotografi”, una massa di fotografi per lo più afflitti da una sorta di “ignoranza fotografica”: si fotografa senza più studiare. Non puoi scrivere se non conosci la grammatica. Non puoi fotografare se non conosci il linguaggio fotografico.

Inoltre questo proliferare di “fotografi istintivi” (l’ho visto, mi piace, scatto), evidenzia un altro aspetto legato non alle conoscenze tecnico – linguistiche, ma ad aspetti più personali, ai motivi per cui si fotografa. La gran parte dei “fotografi” opera senza porsi il problema dall’idea, del progetto fotografico: continua a scattare senza farsi alcuna domanda, senza interrogarsi sul cosa, il come ed il perché. Quello che manca è l’intento di comunicare, con logica e chiarezza, l’idea scelta dal fotografo, attraverso un complesso coerente di immagini fotografiche finalizzate a esprimere la propria idea.

Non più “fotografare” per raccontare la propria visione delle cose, manifestando i propri sentimenti, la propria istanza, ma la sterile ricerca di consenso “on line”, per la condivisione degli “I Like”.

Vuoi altre informazioni in merito? Scrivimi, per saperne di più spensotti@alice.it


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SIAMO TUTTI FOTOGRAFI!!!!!!!

SIAMO TUTTI FOTOGRAFI!!!!!!!

Sempre più spesso mi chiedo ......... ma perchè i social web pullulano di sedicenti "photographers" che in punta di fioretto e con furore polemico disquisiscono selvaggiamente a proposito di fotografia, estetica, analisi critica, linguaggio e quant'altro senza avere un misero portfolio da mostrare, uno straccio di curricula a supporto della millantata competenza, un minimo background certo di esperienze???? Effetto Bar Sport?
Oggi viviamo nell’era del world wide web, della condivisione istantanea, dei like. Nonostante tutti gli enormi vantaggi in ordine di diffusione dei lavori fotografici mi viene da pensare che l’operato della maggior parte dei “photographers” è contrassegnato da una certa inconcludenza: pubblicare qualche foto su blog, o su social network per qualche “Like”. Se poi i Like sono centinaia, ecco, è nata una nuova stella del firmamento Fotografico! Ma è veramente così che si diventa “Fotografi”? Forse no!
Una diversa opzione: fare Fotografia per esplorare il mondo e la cultura, esplorare lo strumento scelto, esplorare se stessi. Fare Fotografia per comunicare – mediante il linguaggio dello strumento – una percezione, un’osservazione, una comprensione, uno stato mentale o emozionale. Fare Fotografia per rispondere – o tentare di rispondere – a domande. Fare Fotografia per divertimento, si, ma con l’obiettivo di rispondere a necessità o richieste di natura personale. Poi chi fotografa può decidere di farlo per guadagnare, professione, o molto più semplicemente per “sviluppare il proprio senso personale”. Trovare la propria voce può benissimo diventare l’obiettivo: saper “esprimere se stessi”.
Di sicuro la differenza tra chi fotografa per Passione e chi per Profitto è che il secondo ha piena conoscenza del mondo della fotografia professionale. Un professionista, appunto, che produce fotografie con la consapevolezza che la sua immagine, intesa come prodotto fotografico, andrà poi utilizzata, ad esempio, in un libro o pubblicata su di una rivista o ancora esposta in contesto museale ed espositivo. Per fare questo deve conoscere i processi di stampa, tipi di carta e selezione colori, macchine da stampa offset, piuttosto che rotocalco, che si stampi a quattro o a sei colori, che si abbia in mente la quadricromia o la tinta piatta Pantone. Ma anche sa fare un preventivo, relazionarsi con i clienti, realizzare un progetto fotografico, e si fa pagare un prezzo equo e non al ribasso per il suo lavoro, di sicuro non regala le proprie immagini per avere un opuscolo con una propria fotografia. La reflex da 3000 euro non fa il Fotografo, come l’avere un cacciavite non fa l’Elettricista! Ed in ogni caso ricordatevi che non è il caso di parlare di arte per qualche centinaia di Like: l’ Amministativo che scrive lettere contratto è un professionista, non uno Autore!
E ancora: essere bravi e capaci di buoni progetti fotografici non comporta per forza il diventare qualcuno, tanto piu' di questi tempi grami per la fotografia. L'aspetto della celebrità o pseudo celebrità ha molto piu' a che fare con le proprie strategie di promozione, i contatti che si sanno attivare, spesso anche la personale capacità di insistenza con tra le mani un buon lavoro..... e a volte anche un po' di fortuna....

SIAMO TUTTI FOTOGRAFI!!!!!!!
Si tutti fotografi, tanti photografer in rete .....poi la mattina tutti in fonderia .....

VABBE’ CHE RAGIONAMENTO È? MA QUINDI DIMMI, SPIEGAMI PERCHÉ NON SONO UN FOTOGRAFO? QUALI SONO I PARAMETRI CHE TU USI PER AFFERMARE CHE UNO E’ UN FOTOGRAFO, UN BRAVO FOTOGRAFO, CHE UNA FOTO È GIUSTA O SBAGLIATA?
E’ il digitale baby, facile gratis rapido e vai di sharing: con la vecchia cara e bastarda pellicola nulla è possibile se .......... se sei "fotograficamente" un cane Lol

GIÀ SENTITA QUESTA: PER ESSERE OPERA D'ARTE , CONDIZIONE INDISPENSABILE È CHE SIA UNA PRATICA DI DIFFICILE REALIZZAZIONE. CONCETTO OTTOCENTESCO DURO A MORIRE. VECCHIO DISCORSO
Ma ……. mi sa che non ti è chiaro il concetto: “cosa è fotografia”. E non scomodiamo il concetto di arte please

QUESTO PROPRIO NON LO SO. SONO CURIOSO, DIMMELO TU PER FAVORE: CHE COSA È LA FOTOGRAFIA?
Studia: centinaia di volumi di immagini e testi sulla fotografia. Creati un gusto estetico: musica pittura letteratura cinema tutto quanto può aiutarti. Poniti un obbiettivo: cercare di comunicare i tuoi sentimenti le tue emozioni agli altri, vivi e fotografa solo quello che vivi e comprendi a fondo. La fotografia è un incontro riuscito tra il fotografo ed un altra persona, un paesaggio un ..... qualsiasi cosa di cui si sia compresa l’intima essenza. La fotografia è una possibile via per la percezione dell’Io e del mondo che ci circonda. La fotografia in ogni caso spesso ci dice poco del referente, quello che si fotografa, ma molto del suo autore. Consiglio: prendetevi sul serio. Non pensate all'arte ed iniziate dal divorare immagini, di Fotografi, quelli bravi bravi, e continuate col parlare di Fotografia con chi ha idee chiare, chiare chiare, sulla fotografia. Comunque non scomodate l’arte ogni volta che fate klic. È arte la fotografia? Quien sabe? Chi lo sa e chi se ne importa? Mi piace! frase di Edward Weston, non proprio uno qualunque. Ecco iniziate da lui, testi e immagini chissà mai che ...... dopo qualche anno ..... avrete chiaro il concetto.

TROPPO FACILE COSÌ NON HAI SPIEGATO COS'E UNA FOTO SBAGLIATA, NEMMENO MI ELENCHI LE REGOLE MINIME PER INIZIARE: FOTO MOSSA, SOGGETTO NON A FUOCO, ESPOSIZIONE SBAGLIATA. PER NON PARLARE DELLA REGOLA DEI TERZI, DELLA SEZIONE AUREA E COSÌ VIA. NESSUNO È NATO SAPENDO FOTOGRAFARE, DA DOVE SI INIZIA?
C'è chi non ha studiato e bum subito riesce a fare cose "non disgustose". Predisposizione e forma mentis. Ma prima di riuscire a realizzare una cosa “fotograficamente” degna, anche questo fortunello deve dedicare anni allo studio. Comunque sia, dopo questo primo traguardo, anche per lui non è ancora tutto chiaro. Non è questione di tecnica quella viene dopo. Non problema di “regole” quelle praticamente non esistono. È questione di sensibilità e capacità di vedere il Mondo. Attenzione ho detto Vedere perché a guardare tutti son capaci.
Ma pochi “vedono”.


Vuoi altre informazioni in merito? Scrivimi, per saperne di più spensotti@alice.it

PERCHE' CALIBRARE E PROFILARE UN MONITOR

Perché calibrare e profilare un monitor

Bentornati!
Subito un chiarimento: non voglio qui addentrarmi in quella tecnologia molto complessa che è la gestione digitale del colore. E’ un argomento molto complesso che prevede studio e applicazione. Se volete approfondire cercate il web di Mauro Boscarol e auguri!!! Il mio intento qui è di chiarire le nozioni elementari, per una gestione base del processo che porta dalla ripresa fotografica alla stampa dell’immagine in modo accettabile! Niente di iper professionale e tanto meno rivolto a studi fotografici o a chi “lavora” nel campo delle arti grafiche. Questo testo vuole essere uno spunto semplice e ragionato che vi permetta di realizzare delle immagini in modo tale che possano essere fruite, stampa & visualizzazione, in modo certo da tutti.

Abbiamo acquistato un buon monitor con caratteristiche idonee all’uso fotografico, che più o meno ha le seguenti cartatteristiche:
Pannello IPS con retroilluminazione rgb led
Wide gamut con impostazioni Adobe RGB e sRGB.
Risoluzione nativa di almeno 1920 x 1200 pixel
Superfice dello schermo opaca antiriflesso
Ingressi HDMI - DVI meglio con Displayport
Angolo di visuale superiore ai 175°
Luminosità non inferiore a 300cd/m2
Contrasto non eccessivo, un valore di 1.000:1 è corretto

Tutto bene, ma il nostro nuovo monitor appena tolto dall’imballo ci permetterà di visualizzare in modo corretto la nostra immagine? In pratica vi sarete accorti che spesso se visualizziamo la stessa immagine su monitor diversi la vediamo con colori diversi, ed ancora che se stampiamo l’immagine questa è diversa da come la visualizziamo: un problema nostro o del laboratorio di stampa? Ora per spiegare questo si dovrebbe fare una lunga digressione in merito alla gestione del colore. Cosa complicata la gestione del colore, potremmo definirla come una procedura di gestione delle immagini digitali che consente di mantenere le loro caratteristiche di colore su qualunque periferica di visualizzazione, che siano monitor o stampanti.

In pratica la gestione del colore consiste nel coordinare opportunamente ogni periferica, fotocamera, scanner, monitor, stampante, in modo tale che tutte “parlino la stessa lingua”. Per fare questo deve essere determinato il cosiddetto “profilo di colore” di ogni periferica in modo che siano certe le sue caratteristiche cromatiche: portare la periferica da uno stato non conosciuto, quello di acquisto, ad uno stato di arrivo scelto da noi, noto e descritto numericamente.

Ogni periferica ha un proprio profilo (due differenti monitor, stesso produttore e stesso modello, avranno profilo diverso) cosa che determina la necessità di una decodifica dei colori. I Profili in questione vengono chiamati ICC e sono l’elenco di caratteristiche di ogni periferica, normalmente i monitor vengono forniti con un profilo generico che va calibrato per l’uso in fotografia. Profilare un monitor consente di creare e memorizzare un profilo ICC processo che avviene attraverso tre operazioni: la calibrazione; la caratterizzazione; la profilazione. Risultato finale di questo processo è la creazione del profilo del monitor.

Otterremo così un processo certo: ad ogni immagine prodotta da una fotocamera digitale viene associato un profilo colore, quando l'immagine viene inviata ad un monitor o ad una stampante il sistema di gestione di colore provvede alla conversione di colore tra il profilo dell'immagine e il profilo della periferica di uscita in modo che le caratteristiche colorimetriche dei colori di ingresso corrispondano alle caratteristiche colorimetriche della periferica di uscita. In questo modo i colori originali e quelli dell'immagine stampata o visualizzata corrispondono. Non è chiaro tutto ciò?

Un esempio: la vostra bellissima immagine, post prodotta con tanta cura sul vostro monitor, mandata ad un buon laboratorio di stampa vi ritorna stampata con una fastidiosa dominante di colore verde, mentre sul monitor del vostro amico e compagno di uscite fotografiche la vedete con una dominante rossastra. Cosa può essere successo? Ad esempio che il vostro monitor, pur essendo buono, non è calibrato ed ha una dominante rossa (è troppo rosso). Voi operate in post produzione togliendo del rosso che in realtà non c’è, di fatto aggiungendo il verde che troverete nella stampa che vi restituisce il laboratorio. E il monitor del vostro amico? Semplicemente ha una dominante rossa più forte del vostro monitor per cui anche se voi avete già tolto molto rosso, qui è ancora di troppo.

Per visualizzare correttamente su 2 monitor diversi la stessa immagine, si deve gestire il profilo del monitor (ottenuto con la calibrazione) rispetto allo spazio colore dell’immagine. Per stampare correttamente una immagine si deve gestire lo spazio colore dell’immagine rispetto a quello della stampante (anche le stampanti vanno calibrate). Un singolo pezzo di questo processo, la calibrazione del vostro monitor, non garantisce che la vostra immagine sarà vista in modo adeguato sul monitor del vostro amico: anche lui deve aver calibrato il suo monitor. Stessa cosa per la stampante del laboratorio, ma qui salvo che sia un laboratorio veramente pessimo, potremmo anche stare tranquilli, un minimo di cura ci sarà, è il loro lavoro! Diciamo che se voglio risultati di stampa eccellenti dovrò riferirmi a dei laboratori che non facciano misteri in merito al loro processo di gestione del colore.

Alla fine il solo profilo del vostro monitor non risolve il problema, ma vi garantisce che altri soggetti che abbiano correttamente operato la gestione del colore delle loro periferiche possano visualizzare / stampare in modo corretto la vostra immagine. Ad esempio chi valuta le immagini di un prestigioso contest fotografico avrà sicuramente un monitor calibrato, stessa cosa dicasi di un ottimo laboratorio di stampa. È l’incastro di tutti questi pezzi che crea il risultato finale: la corrispondenza dei colori.

Ok mi hai convito! Ma adesso chi fa tutto questo lavoro di calibrazione, caratterizzazione e profilazione del monitor? Tranquilli tutto il lavoro viene eseguito dal software che vi viene venduto con lo strumento di misura (un colorimetro o uno spettrofotometro). I monitor espressamente dedicati alla fotografia hanno in dotazione un loro software che è compatibile con una serie di strumenti di misura: ovviamente questa è la scelta migliore. Voi lanciate il software che controlla lo strumento di misura da cui riceve i dati che vengono sottoposti ad elaborazione. Il software calibra il monitor “scrivendo” gli opportuni dati in 3 tabelle chiamate LUT (lookup table una per ogni colore primario RGB) della scheda video oppure direttamente sulle LUT del monitor, se quest’ultimo ne è provvisto.

Requisito primario perché sia possibile calibrare il vostro monitor è che siano accessibili e caricabili, dalla vostra scheda grafica o dal monitor stesso, le tre LUT. Per i computer Mac con sistema operativo OS X sono sempre disponibili tre (o una) LUT caricabili, per Windows non è sempre così, nel senso che non tutte le schede video dispongono di una o meglio tre LUT caricabili. Una semplice verifica della vostra scheda grafica ( presenza di LUT caricabili) può essere fatta con questa utility gratuita di X-Rite: Calibration LUT Tester

Ovvio che l’acquisto di un monitor con proprie LUT accessibili e caricabili è la soluzione migliore. In questo caso le LUT della scheda video non vengono usate, vengono usate quelle del monitor e il monitor rimane sempre calibrato su qualsiasi computer venga usato.

Una considerazione a parte per i notebook economici: tipicamente, hanno una sola LUT cosa che rende la calibrazione del monitor del notebook poco precisa. Su macchine di questo tipo non è possibile avere 3 curve di regolazione, una per ognuno dei tre colori primari RGB. Detto questo e considerato che i monitor dei portatili hanno un gamut molto ristretto e un angolo di visione limitato, si capisce come il monitor di un portatile non sia adatto all’uso fotografico. Scelta obbligata è connettere al vostro notebook un monitor con con proprie LUT accessibili e caricabili.

Quale hardware per calibrare il vostro monitor? Considerate che c’è un’ampia fascia di prodotti dedicati alla calibrazione dei monitor, da meno di 100 a più di 1000 euro . La scelta è in funzione della precisione da voi attesa e dal monitor che dovete calibrare: ovviamente un monitor di qualità media non diventa un super monitor una volta calibrato!
Qui di seguito vi lascio alcuni link a pagine web su cui potrete visionare i principali prodotti per la calibrazione dei monitor e nel caso fare il vostro acquisto

Colormunki
i1-solutions
Spyder
Apromastore
Colorconfidence


Vuoi altre informazioni in merito? Scrivimi, per saperne di più spensotti@alice.it

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Calibration__LUT_Tester.zip (0.89 MB)

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